venerdì, settembre 19, 2014

Ricominciare dallo stare


Come stai? Mi sento chiedere spesso, da amiche, parenti, dalle persone che mi vogliono bene. Come sto? Meglio di un mese fa, certamente. Oggi, un mese fa, ero all'ospedale. Accadeva quello che mai avrei voluto accadesse.
E' passato un mese, ma a me sembra sia passato un anno, un secolo. Ho ancor un senso di irrealtà che i pervade, quando penso ma davvero ero incinta? Davvero?
Mi sembra assurdo, a volte. Eppure, nonostante lo sconforto, lo scoramento, la rabbia...sto meglio.
Addirittura, oserei dire, sto meglio di prima, prima di rimanere incinta.

Non so che cosa sia di preciso: forse la certezza di poter avere figli, oppure il senso di completezza, di tranquillità, che finalmente ho raggiunto per quello che concerne il discorso gravidanza.

Per la prima volta nella mia vita, mi sento donna. Mi sento completa. Mi sento potente, inteso nel senso letterale, ricca di possibilità. Non ho più quell'ansia che mi divorava, prima.
So che posso. E che accadrà al momento giusto.
Non voglio forzare questo momento. Voglio avere tutto il tempo, prendermi tutto il tempo possibile.  Darmi tempo, dare tempo alle cose. Anche se sarà un tempo più lungo, va bene. Va bene così.

Per adesso, concentro le mie energie sullo Stare. Vivere il momento presente. Quanto è difficile, per me! Da brava figlia di Urano, penso sempre al futuro. Pontifico, mi organizzo, cerco di controllare tutto. Senza godermi mai, MAI, il momento presente.
Voglio spostare tutta la mia attenzione e concentrazione solo sul momento presente.
Godermi le piccole cose, e anche quelle grandi.

Questo mese mi ha portato anche un lavoro. Ricomincerò a mescolare tisane, consigliare erbe buone, far sperimentare cosmetici naturali. Da martedì tornerò in erboristeria. E' un periodo di prova, spero poi che la cosa vada avanti. Sono davvero, davvero contenta. Dopo questo periodo difficile, un pochino di stabilità economica mi serviva: e cosa ci può essere di meglio, se non tornare in erboristeria!

Devo dire che il lavoro è arrivato dopo una grande concentrazione di energia proprio sulla ricerca di questo; e oltre all'erboristeria, ho le mie alunne estetiste, alle quali insegno Cosmetologia applicata. Ho fatto una sola lezione con loro, per adesso, ma sono già innamorata di questo lavoro.

Ho ripreso in mano il mio uncinetto, che avevo abbandonato da mesi. Non so, durante la gravidanza ero stanca, stanchissima, e anche solo prendere in mano l'uncinetto mi sembrava un'impresa impossibile.
Sono ripartita da un cappello lasciato a metà, un cappello blu e verdolino, per mia sorella.
Madda, te lo ricordi che me lo avevi chiesto mesi e mesi fa? Ecco, è quasi finito!

E finalmente, proprio oggi pomeriggio, ho rinfrescato la Pasta Madre. Da domani si ricomincia a fare il pane. Anche quella, in questi ultimi mesi, con tutto quello che è accaduto, era morta.
Grazie alla mia Silvia, adesso ho di nuovo una pasta madre. Pasta Madre di una sorella, quindi potente e magica. Buona.

Si va avanti quindi, piano piano, ma con forza. Come il pane quando lievita. :)


“Growth is not a steady, forward, upward progression. It is indeed a switchback trail: three steps forward, two back, one around the bushes, and a few simply standing, before another forward leap.”

La crescita non è un percorso lineare, costante, sempre in avanti. Infatti è come un sentiero a tornanti: tre passi avanti, due indietro, uno intorno ai cespugli, e per alcuni passi semplicemente stare fermi, prima del salto in avanti

-Dorothy Corkille Briggs


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lunedì, settembre 08, 2014

Un luogo che guarisce


Vicino a CasaEdera, così vicino che ci andiamo a piedi, portando i nostri cani ben felici di scorrazzare liberi nel bosco, c'è un luogo particolare e magico. Ne ho già parlato, citandolo a volte nei miei post passati.

Qui sul Poggio tutti lo chiamano dall'Eremita; il luogo prende il nome dal vecchio che ha sempre vissuto lì. Quando ero piccola, l'Eremita era ancora vivo. I miei amici mi raccontavano che le loro mamme, magari per una febbre o un'orticaria improvvisa, li portavamo da lui perchè era un guaritore. Ed oltre allo sciroppo per la tosse ed alla tachipirina, una visitina dall'Eremita ed un suo consiglio erano molto, molto preziosi.

Di lui si dice che conosceva il linguaggio delle piante, che curava con le erbe, e che sentiva in anticipo i terremoti. Girava di casa in casa per avvertire che un terremoto stava arrivando, di mettersi al riparo.
E che andava a Messa a piedi, ogni domenica, passando dai boschi ed arrivando fino a Momigno.

Non mi ricordo se, quando ero bambina, io l'abbia visto o meno. Mi sembra di ricordare un anziano signore, dai capelli bianchi, magro e con gli occhi vividi e pungenti come hanno tutti qui in montagna.

Fatto sta che poi è morto, ed è rimasta la sua casa, in una piccola radura in mezzo al bosco. I suoi nipoti coltivano ancora i campi davanti a casa sua, soprattutto con patate. Un anno però mi sono ritrovata in mezzo ad un campo di girasoli; forse era un esperimento di coltivazione, oppure un saluto solare all'Eremita, che la sua terra gli riservava.

La casa sta crollando; ha la porta per metà aperta, ed è possibile affacciarsi dentro. Si vedono delle scale ripide, e sopra una stanza inondata di sole, con una vecchia sedia appoggiata da una parte. Come se fosse stata messa lì per sedersi e godersi i raggi del sole mattutino.

Davanti alla casa fioriscono rigogliose molte piante officinali: Camomilla, Bardana, Cardo Mariano, Verbena, Iperico, Achillea, Menta...
Immagino che queste piante siano state portate lì da lui; e che il Cardo Mariano e la Bardana siano state messe in punti strategici, a protezione di quel luogo magico.

Accanto alla casa c'è un piccolo boschetto di faggi. Entrare lì dentro è come entrare in un tempio: tutto si fa rarefatto e nitido allo stesso tempo. I minuti scorrono più lenti. I pensieri si sciolgono come una zolletta di zucchero nel tè caldo. Ti ritrovi immerso in una luce verde, una luce amica, riempita di pace.
Puoi continuare a camminare e dopo pochi passi, lungo un sentiero costellato di Achillea e Violette in fiore, ri ritrovi davanti alla casa del'Eremita.

Io mi siedo lì davanti, e semplicemente sto. E sento una voce buona, una voce silenziosa, che non parla ma sa cosa dire. Sento che qualcuno, qualcosa lì mi cura. Ci cura.
Non si può spiegare ma solo sentire.
Quel posto è permeato da una luce sacra, da una sapienza antica.

E' come se dicesse che tutto passa e ciò che vogliamo ritorna. Che ciò che guarisce è anche ciò che ci insegna a lasciare andare.

Ieri, mentre eravamo lì, con i nostri cani che correvano tra i fiori, c'è stato un piccolo terremoto nelle vicinanze.
Lo voglio prendere come un saluto dell'Eremita, un suo modo per esserci vicini, per guarire le nostre anime.


Bardana, grandissima e vellutata


il boschetto di Faggi


Preziosi doni


Verbena, piccola e forte



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lunedì, settembre 01, 2014

Ripartendo (un passo dopo l'altro)


Cerchiamo di ripartire. Da cosa? Mi chiedo nelle mie giornate, fortunatamente costellate dalle tante persone che mi vogliono bene, che mi amano, che non mi lasciano mai sola.
Da dove? E soprattutto, come posso fare? Come posso superare questo dolore, pensare che fino a poco tempo fa il mo ventre custodiva una vita, un seme potente, e adesso non più.

Sono molti i pensieri che mi fanno compagnia. Ho capito che non devo scacciare quelli più brutti, ma accoglierli e poi lasciarli andare. Alla loro seconda visita, sono meno spaventosi, diventano conosciuti, come vicini di casa brontoloni.

Attingo alla mia memoria vissuta, come se fosse un pozzo magico. E tra lacrime e gioie, trovo consigli preziosi come stelle. Mi sono ricordata di un momento particolare della mia vita.
Mia mamma era morta da poco. Io avevo appena vent'anni, e volevo entrare alla Scuola di Teatro di Bologna. A quelle selezioni eravamo in trecento, e i posti erano solo 15.
Io ho sempre pensato, fermamente, che sarei entrata. Che mi avrebbero preso. Che avrei studiato in quella Scuola.
Mai, nemmeno per un minuto, ho temuto di non farcela. Ho sempre, sempre pensato positivo. Ho sempre visto la cosa come se fosse già avvenuta.

E mi hanno presa. Sicuramente non sarà stato (solo) per il pensiero positivo, ma chissà.
E quindi, pensavo, così devo avvicinarmi al futuro.
Con piena fiducia. Che si, presto sarò di nuovo incinta E strinerò il mio piccino tra le bracia.
Fermamente sicura che questa cosa accadrà. Che il mio corpo è un nido, che già si sta preparando per accogliere una nuova vita.

Mai pensare il contrario. Avere fiducia nel futuro, pensare che le cose andranno bene, vanno bene, stanno già andando così.


Sentiero nel bosco 


Intanto, piccole cose e momenti leggeri accompagnano e sostengono le nostre lacrime. Una passeggiata al fiume, quel fiume che ho sempre visitato, sin da piccola, con il ponte di Castruccio da attraversare. Uno spazio magico, dove ho passato momenti bellissimi, sin da piccina. Alcuni davvero fatati, con la mia amica e sorella Ciù, sotto il ponte, guardando i riflessi dell'acqua nei nostri occhi, insieme alle chiacchiere e all'amicizia che ci lega da così tanti anni.



La Lima

Abbiamo camminato per trovare pace, per abbandonare i pensieri appesi ai rami dei castagni. E nei raggi del sole filtrati dalle foglie ancora verdi, o lungo i sentieri costellati di erica e cicoria violetta, ci siamo riusciti.
Come l'altra mattina, nel nostro posto, nel bosco dietro CasaEdera, alla casa dell'eremita. Una casa ormai abbandonata, ma che è stata abitata da un guaritore, da una persona speciale, che sentiva in anticipo i terremoti, e andava alla Messa fino a Momigno a piedi.
E' come se lui fosse ancor lì; le piante che aveva forse seminato lui si rinnovano ogni anno. E noi ci mettiamo in ascolto, tra la Bardana fiorita e la Camomilla, sdraiati tra l'Achillea e il Timo, e siamo ripagati da una sensazione di armonia, di tranquillità.

E' quel posto, forse. E' la magia delle piante, della natura, del tutto che ci pervade.


Bardana officinalis

Quando rimango da sola ascolto moltissimo i canti Bajan. Nina Hagen canta per me, con me. Jai Mata Kali Jai Mata Durge. Che fossi una figlia di Kali, mi è stato detto in sogno, tanto tempo fa. Forse la mia gioia, a volt, passa attraverso una distruzione.

Mi concentro sulle piccole cose. Una farfalla violetta, i fagioli appena sgranati, il profumo di menta mescolato a quello di incenso che proviene da casa. Ho ridipinto la nostra stanza da letto, color ciclamino. La sera ci addormentiamo come dentro ai petali di un fiore.

Il tempo passa, il tempo lenisce.