martedì, aprile 26, 2016

La mia storia (d'amore) con Erbe e Tarocchi



Sto seguendo un percorso molto ispirante, creato da Gioia, per re-innamorarsi del proprio business. Ispira già dal titolo: si chiama #lunadimielebiz (se non sei ancora iscritta, fallo subito!)e prevede una piccola lettera d'amore al giorno, con compiti davvero utili.
Uno di questi era dedicato allo scrivere un post, sul come ti sei innamorata di ciò che fai: perchè faccio l'erborista/alchimista? Come sono arrivata fino a qui, e quando è scattata la scintilla?




Devo tornare molto indietro, per quanto mi riguarda. Torno ad un pomeriggio di primavera, ero dalla mia nonna ed a trovarla c'era suo fratello, lo zio Sveno. Me lo ricordo come un signore gentile, alto e magro, con un bellissimo sorriso. Lo zio Sveno mi leggeva sempre una pagina del mio inseparabile Diario delle Giovani Marmotte: c'era un orologio, disegnato come un cerchio, ed al posto delle ore erano disegnati dei fiori: ad ogni ora il suo fiore, a seconda del periodo del giorno in cui sbocciava.

Il mio preferito era la Bella di Notte: chiedevo sempre allo zio di raccontarmi la storia di quel fiore misterioso, che si apriva a mezzanotte.

Il mio amore, viscerale, per le piante è nato lì, a casa di mia nonna, che era una grande giardiniera. Parlava con le sue rose, e aveva sempre fiori colorati sui davanzali. Con lei ho imparato a mettere i semini nella terra, e a mangiare il richiccolo, la resina dolce degli albicocchi che aveva in giardino.

La mia nonna materna, che è morta a Novembre di questo anno: qualche giorno prima che morisse l'ho sognata. Mi ha guardata, e mi ha detto una sola cosa, prima di andare: prenditi cura delle Piante.





So che prendermi cura delle persone attraverso le piante, e stabilire un rapporto speciale con esse, fa parte della mia missione: ho sempre sentito un legame speciale con il mondo vegetale, un legame che mi ha spinta a trasferirmi dalla mia amata Bologna qui sui monti, per vivere immersa nel grembo di Madre Natura.

Il richiamo, fortissimo, delle piante e della cura attraverso queste io l'ho sentito netto un pomeriggio, d'estate stavolta, in macchina con la mia amica Francesca: tornavamo da alcune prove in teatro, e io le dissi "Fra, mi sa che io mollo tutto e mi iscrivo a Tecniche Erboristiche"..

Così è iniziato il mio percorso universitario, dove ho conosciuto le piante sotto un altro aspetto:quello medico, scientifico, che si integra perfettamente con la mia visione analogica della natura.

Da figlia di medici, credo (come Rosemary Gladstar) che erboristeria e medicina siano migliori quando si completano a vicenda, quando riescono a lavorare insieme, senza escludersi, ma potenziandosi.



E le Carte? Anche qui, devo l'amore per i simboli magici delle carte a mio nonno. Grande mente logica, amava molto fare i solitari: da piccola ne sapevo già una decina, e mi divertivo con il nonno a scoprire le carte, ad indovinare che carta potesse esserci sotto, a fare somme, sottrazioni, ed a dare vita e parola alle figure delle carte. La Regina di Cuori, il Re di Picche, i Cavalieri con gli occhi azzurri, erano tutti personaggi fantastici, compagni di storie che mi raccontavo.

E quelle storie ho iniziato, da ragazzina, a raccontarle agli altri: attraverso un metodo che mi ero inventata da sola, leggevo le carte da gioco, intrecciandole agli amori estivi, alle merende con gli estatè, alle arrampicate sugli alberi.

Poi, sono venuta a contatto con i Tarocchi. E li ho studiati, disegnati, letti e riletti: mi sono appassionata, poi li ho mollati per anni, mentre ero attrice e portavo in scena gli archetipi dei Tarocchi stessi, senza rendermene conto.
Fino a riprendere i mazzi in mano, prima per fare le carte alle amiche, poi per usarli come strumento di consapevolezza del Sè.

Ho mescolato tutto, scienza ed intuizione, e anche grazie al corso fatto con Gioia Gottini sono riuscita a definire bene cosa voglio fare, come posso aiutarti, e come vivere la mia storia d'amore ogni giorno, al cento per cento.

Ogni volta che mescolo un mazzo di carte, e accendo un incenso, e ascolto la voce di una pianta, lo faccio sperando di ispirare e aiutare chi mi richiede una consulenza: è un grande onore, poter aiutare le persone, e riuscirci è la migliore dichiarazione d'amore che possa ricevere.


Quindi, grazie: perchè se la mia storia d'amore con il mio biz funziona così bene, è anche merito tuo.


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venerdì, aprile 01, 2016

Guardo le cose da vicino



Sono molto miope, chi mi conosce bene lo sa. Se incontro qualcuno per la strada, raramente lo saluto, meritandomi così l'attributo di  snob. E invece, ehi ragazzi, io non vi vedo! A meno che non vi sbracciate, facendo segni ampi e ben riconoscibili: in quel caso vi saluto. Ma può anche capitare che, una volta vicini, io non vi riconosca. Non sono affatto fisionomista: una cosa davvero imbarazzante. Più di una volta ho sbagliato nome, faccia, ricordo.
Ho sempre dato la colpa di tutto questo alla mia attitudine da miope: noi vediamo bene le cose da vicino.
Un miope da lontano vede solo nebbia: se poi sei miope come lo sono io, vedi nebbia fino a 10 centimetri da te(sempre sia lodato l'inventore delle lenti a contatto!).




Forse è per questo motivo che le piante mi piacciono così tanto: per riconoscerle devi avvicinarti. Devi chinarti, accarezzarle, annusarle. A volte assaggiarle, per capire bene il loro messaggio. Le piante richiedono una particolare dedizione.

L'etimologia della parola stessa, dedizione, viene da dedo che significa anche arrendersi (senza colpo ferire). Se osservi una cosa da vicino, e nel mio caso una pianta, ad un certo punto devi arrenderti.

Arrenderti alla bellezza di ciò che vedi, alla forma, al profumo.



Prova ad osservare una pianta senza nessun giudizio: osservala e rimani fedele alla sua forma, al suo colore. 

Come sono le foglie? Morbide, venate, a punta o a cuore? E il fiore? Piccolo e bianco, lunare, oppure giallo o arancio come il sole? E il profumo? E' una pianta comunicativa, vuole dirti qualcosa? Oppure preferisce starsene in silenzio, ad osservare?

Prova ad uscire di casa con un taccuino, e vai in un parco, in campagna, oppure a fare una passeggiata in un bosco. Se vedi una pianta che ti colpisce, avvicinati a lei, e osservala bene. Da vicino.  Prova a conoscere la tua piantina attraverso il tatto, la vista, l'odorato. Magari disegnala sul tuo quaderno: così la osserverai ancora meglio, e vedrai tutti i suoi dettagli. Ritroverai in lei la forma fedele della sua anima.

Per mettersi in comunicazione con una pianta, dobbiamo abbattere le nostre difese: entrare in contatto con un altro essere vivente, di una specie diversa, implica lasciare da parte la parola-il nostro primo veicolo di comunicazione-e anche i gesti, le espressioni del viso. Dobbiamo metterci su di un livello diverso, che a me piace chiamare di dedizione.

Arrendersi, senza colpo ferire. Accogliere, osservare, imparare.
Dentro ad un fiore c'è un mondo intero!





E tu, a cosa vuoi dedicarti nei prossimi giorni? Scrivimelo nei commenti!

Se vuoi conoscere la tua Pianta Guida (per poi andarla a cercare nei boschi), qui trovi la mia offerta per te.

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