martedì, aprile 28, 2015

Genius loci




fiorellini raccolti nel nostro giardino


le Terme di Bagni san Filippo, dove siamo stati da poco. La mattina presto, non c'era nessuno, ho fatto un bagno di purificazione nel ventre della Dea


ranuncoli vicino a casa di una Sorella


bocci di Tarassaco e Primule appena raccolti

Ho scelto questo posto per vivere. Questi monti, i boschi di querce e castagni, le fragoline che spuntano ogni Maggio. Per quanto amassi la mia Bologna, e la vita in città, ero stanca e avevo bisogno del contatto con la Natura. Ho sentito un richiamo profondo, viscerale, intenso e intimo per il mio luogo.

Il luogo della mia infanzia e della mia adolescenza; il posto che tanto mi ha insegnato, a volte duramente; il posto che il mio nonno amava tanto, che sognava ogni inverno per poterci tornare ad ogni estate.

Sette anni fa ho coltivato il mio primo orto: e sono sette anni che, in estate, mangio i frutti della mia terra, li condivido con chi amo. 
In primavera aggiungo ai nostri piatti qualche erba spontanea: tarassaco, alliaria, cardamine, ortica. E altre erbe vanno a comporre olii e unguenti curativi che usiamo durante l'inverno: iperico, achillea, menta, melissa.

Ogni giorno noi apparteniamo sempre di più al nostro luogo. 

Ascolto i canti degli uccellini, e imparo a dialogare con loro. Il vento che fruscia tra le fronde, la notte, mi racconta dei posti dove è stato. Il sole mi riscalda ogni mattina, mentre bevo il mio tè sui gradini di casa.
Osservo le piantine spontanee nel nostro pezzetto di terra: consolida, cardo, achillea, margherite e lamio rosso. Ognuna ha il suo carattere, la sua anima, ognuna può donarci qualcosa di sè.
Lascio mele e pane secco agli animali del bosco, da cui ci separa solo una rete. E la mattina riconosco le loro orme, il loro profumo.

La sera, quando torno a casa, incontro i cerbiatti, l'istrice, il rospo saggio.

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La contaminazione magica con il luogo in cui si vive l'ho riscoperta anche leggendo un libro che è stato una rivelazione: si tratta di Just Kids, di Patti Smith. Patti mi ha accompagnata in diverse fasi della mia vita, e ora mi si rivela come sciamana, per connettermi di nuovo alle mie radici anticonformiste.

Ho letto di lei e ho letto di me: una donna che vive la sua vita con creatività, senza preoccuparsi di essere allineata con le altre.
Patti non voleva cantare; voleva fare la poetessa. E io, da attrice, sono passata al lato più intimista dell'arte: amo fare le fotografie, scrivere. Mia mamma ha lasciato la sua eredità nel mio DNA.
Leggo e scrivo, e ricontatto la me diversa, autentica, vera.

Vorrei vivere con i capelli sciolti, d'ora in avanti. Con le mani nella terra fertile non solo del mio orto, ma anche della mia capacità artistica.

Patti Smith ha vissuto profondamente la sua dimensione artistica e magica, fondendosi con la sua New York. Parla dei palazzi, dei locali e delle scale antincendio come se fossero vive, come se fossero state parte di quella rivoluzione culturale che in quegli anni ha davvero fatto la differenza.

Credo che la nostra forza creativa risieda anche nel luogo che scegliamo come casa. Ogni luogo ha il suo genius loci, lo spirito del posto.
Contattatelo, parlate con lui. Se vivete dove vivete, ci sarà una ragione.

I luoghi possono insegnarci molto su di noi, se sappiamo ascoltare.

Anche riscoprire la magia fa parte di questo mio nuovo cammino.Come ho potuto essere disconnessa dal sacro per così tanto tempo? Anche se i Tarocchi mi aiutano a contattare un'altra dimensione, ora che sto riprendendo la pratica giornaliera mi accorgo di come io l 'abbia trascurata.
E di come io abbia trascurato me stessa.

La nostra pratica spirituale, quale essa sia, è semplicemente un modo per onorare ciò che di sacro è in noi e nelle nostre vite. Come se accendessimo la luce su un parte di noi stessi che spesso teniamo al buio, intimamente nascosta.

E' vero, spesso non c'è tempo. Ma bastano piccoli gesti per risvegliare la Dea in noi. E per Dea non intendo un'entità scissa da noi stesse, ma la manifestazione della vita che ci circonda.
La Dea è l'albero di lillà che ha piantato mia madre, è l'uccellino che viene da me ogni mattina per mangiare, è la margherita che sboccia e la nebbia di stamattina.

Il luogo in cui viviamo è una manifestazione di noi e del nostro essere divini, magici, unici.

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martedì, aprile 07, 2015

Essere pronti, è tutto.










A me, lo sapete, piace essere onesta. E anche trattare argomenti che la maggior parte delle persone non trattano apertamente: perchè troppo intimi, o troppo delicati. Credo che condividere certi pensieri e certe sensazioni sia utile: sia per me, che riesco, scrivendone, a focalizzarli meglio; sia, spero, per qualcuno che mi legga e si rispecchi in quello che scrivo. 

Dicevo: a me piace essere onesta. E, a dirla tutta, mi sono davvero stancata. 
Mi sono stancata dell'eterna altalena umorale mensile: pre-ovulazione e ovulazione ricca di speranze, positiva, vedrai questo è il mese giusto; pre-mestruazione e mestruazione a poco a poco sempre più disillusa, aumenta il tempo passato su internet a scovare fantasintomi, e poi, inevitabile, la delusione.

Arriva il ciclo, e si, mi sento potente e Sciamana e connessa con il ciclo Lunare, ma sono anche di pessimo umore. 

In quasi due anni di Ricerca ho sofferto, ho pianto, ho atteso invano; sono rimasta incinta, ho avuto paura, il mio mondo si è trasformato; ho perso il mio bambino; mi sono faticosamente rialzata e sono passata attraverso vaccini, esami, pillola anticoncezionale; adesso non posso e non voglio ricominciare tutto da capo, soffrire come ho già sofferto all'inizio di questa ricerca.

Sono stanca. Sono stanca e sfinita. E, ve lo dico proprio di cuore, ho voglia di mollare.

Ah! Che liberazione! Mollo il desiderio. Mollo l'aspettativa. Mollo il pensiero dell'ovulazione, la fertilità, il sentirmi pronta ad essere madre.

Prendo una lunga vacanza da me stessa: dalla parte di me che si ossessiona, che pensa continuamente, che calcola e controlla. Relax and have a drink: non ne posso più di quella Me.

Capisco Frida Khalo e le sue due Frida: anche io ho una parte di Me fragile, spezzata, che si perde in un bicchiere d'acqua, che vuole controllare, che vuole decidere.
La Me che tira indietro, verso dinamiche conosciute e remote, verso qualcosa che non si risolve. 

Le cose vive non si controllano, al massimo si indirizzano, mi ha detto quel saggio uomo che ho la fortuna di avere accanto.
Che verità. Se vivessimo la nostra vita, tutta, come se fosse un incantesimo, non dovremmo soffermarci su alcuna cosa in maniera ossessiva.

Si dice che, una volta fatto un incanto, non ci si debba più pensare. Per permettere all'energia di andare dove la abbiamo indirizzata, senza influenzarla con le nostre stesse aspettative.

La vita andrebbe vissuta così: assaporandola, lasciandosi trasportare, senza troppo attaccamento Indirizzando i nostri desideri, ma poi lasciandoli lavorare da soli.
Voglio che l'energia vada dove vuole andare. Il mio desiderio è diventato una catena, che mi logora e mi lacera.
Basta!

Non lo voglio più. Disconosco tutto l'attaccamento che ho avuto per questo desiderio. Abbandono gli stick ovulatori, il termometro ed il controllo del muco. Ben vengano i sogni, i massaggi al mio ventre con i miei unguenti magici, le corone di fiori intrecciate sotto il sole.

Addio calendario! Addio conto dei giorni fertili e infertili, delle ore di sopravvivenza degli spermatozoi e del chissà se questo è muco ovulatorio.
Ben arrivata fede nella casualità, connessione con l'Universo, ascolto dei segnali.

Benvenuto pensiero laterale, compagno fedele del mio gioco preferito: i rebus, che sono immagini e simboli scomposti che in un attimo di illuminazione assumono il loro reale significato.

Ah, si! Benvenuti pomeriggi passati a progettare, scrivere, fotografare! A raccogliere erbe e fiori, ed a sciogliere olii profumati per farne creme e unguenti. Addio ore di ricerca su Google, digitando seno gonfio e morbido 12 po oppure muco trasparente oppure no sintomo gravidanza! Addio tempo perduto in paranoie polverose, minuti sgocciolati via insieme alle lacrime, corde strette da deduzioni logiche, dalle quali è impossibile uscire.

Basta.
Io mollo.
Faccio un viaggio lontano da me stessa, lascio spazio. 

Forse sono fuori dai giochi: chi voleva un figlio lo ha, almeno intorno a me. Amiche che hanno iniziato con me la Ricerca, adesso hanno bimbi meravigliosi di un anno o più; c'è già chi ne ha due; chi manda i figli all'asilo.
Io sono qui e finora sono stata qui a calcolare, a desiderare, a struggermi.

Sai cosa? Che mi sono davvero stancata.
Proverò a volgere lo sguardo altrove: fuori di me, nel mondo, nelle piccole cose che amo tanto.

Voglio abbandonare questo desiderio ma non chiudere la porta alla Possibilità.

Ehi, Universo: voglio diventare mamma. Voglio avere la pancia rotonda e incinta, vivere una gravidanza serena e un bel parto. Voglio un figlio sano, bello ed intelligente. Io e Andrea siamo pronti.

Come dice Shakesperare, per bocca di Amleto: essere pronti è tutto.

E ora capisco il senso: basta essere pronti. Basta quello.

Universo, io te l'ho detto. Adesso tocca a te.
Non dedicherò PIU' un solo secondo della mia esistenza e del mio tempo a questo pensiero.
Non appena la mia mente vagherà in quella zona, io la distrarrò con una foto, con una paseggiata in Primavera; impasterò il pane e raccoglierò le ortiche per la cena; farò l'amore con il mio uomo, e metterò nuove piantine nell'orto. Scriverò per i miei progetti, imparerò a mescolare le erbe per farne incensi e disegnerò scialli con il mio uncinetto.




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