lunedì, maggio 30, 2016

Calendula: una visione magica



La Calendula è una pianta che  mette allegria soltanto nel vederla: quando si affaccia dai cigli delle strade, oppure se spunta benvoluta nell'orto; sembra possedere una sua luce interna, magica, che mi attrae come una falena viene attratta dalla fiamma.

Domenica mattina una mia vicina di casa, amante come me delle piante e delle erbe, mi ha regalato un mazzo della sua Calendula: un dono tra donne, a sancire anche un affetto che viene dall'amore per il mondo vegetale. Per me quel mazzo di Calendule profumate di resina è stato come un mazzolino d'oro, di fiammelle gentili.


Molte volte ho raccolto e trasformato la Calendula; ma voglio condividere con te, in attesa del mio corso che inizierà l'8 di Giugno (la mail di preiscrizione arriva il 1 Giugno, ti sei iscritta alla mia newsletter?) anche il lavoro intuitivo che svolgo con le piante.

La prima cosa che faccio è connettermi con loro a livello fisico, utilizzando i cinque sensi: le guardo bene, accarezzo i petali, annuso il profumo-e annoto tutto quello che mi viene in mente compiendo questa esplorazione.

Poi, cerco di associare la pianta ad un elemento: osservo bene il colore, la forma dei petali e delle foglie, e penso a cosa serve la pianta stessa.
La Calendula è una pianta collegata al Sole, al Fuoco-e, in effetti, serve a calmare le irritazioni a spegnere le infiammazioni, agisce dove si ha un eccesso di Calore.
In parte è anche legata alla Luna, e ritrovo la sua segnatura lunare nei semi, che sono piccole falci di Luna, e nella sua azione sull'apparato genitale femminile, dove Calendula agisce lenendo il dolore mestruale, regolarizzando il ciclo, aiutando anche nella menopausa.

E' dunque un fuoco domestico, il fuoco del focolare, il fuoco interiore.


Una cosa che amo fare, quando ho tempo e modo, è una stesa di Tarocchi per conoscere meglio il messaggio della pianta. Di solito scelgo una pianta, fuori, e le chiedo di comunicarmi il suo messaggio: poi alzo una carta e la interpreto, seguendo la mia intuizione.

Per la Calendula, invece, ho utilizzato una stesa davvero ispirante che ha inventato Alexis: si chiama Wild Tongue Spread e ti mette in contatto con il messaggio sottile della pianta in questione.



Vediamola insieme, per conoscere meglio la nostra Calendula!

La prima carta è l'Otto di Coppe, che ci dice qualcosa sul profilo energetico della pianta. Calendula è dunque una pianta che ti aiuta quando qualcosa si rompe. Ti sostiene quando capisci che non puoi più proseguire per una strada sicura e conosciuta, ma che devi abbandonarla per qualcosa che non conosci ancora. Cura la malinconia che si accompagna a questa scelta, necessaria ma difficile. La sua luce ti accompagna lungo il percorso, verso qualcosa di sconosciuto, come una fiammella gentile che illumina i tuoi passi.

La seconda carta ci dice qualcosa sull'energia curativa della pianta: l'Asso di Pentacoli. Calendula ha una luce interna, che ti aiuta a far funzionare bene il tuo primo chackra, collegato all'energia vitale, terrena. In effetti Calendula aiuta, come dicevo prima, a riequilibrare l'apparato genitale femminile; i cicli della donna, quindi, e la sua connessione con la terra, con le radici. La Regina di Pentacoli è la Madre Terra, e l'Asso è il suo seme. E' il piccolo fuoco che ti connette alla Terra, feconda e fertile.

La terza carta ci dice che cosa rafforza la pianta, rivelato qui dalla Regina di Spade. Secondo me la relazione sta nella capacità che ha Calendula di riportare calma e logica nel pensiero, specialmente femminile: durante la sindrome premestruale Calendula combatte gli sbalzi di umore, e ti permette di vedere le cose con maggior lucidità, come fa la Regina di Spade. Inoltre, ti insegna ad essere libera, pienamente femminile, indipendente, anche attraverso la cura delle tue ferite. Calendula le sana, e ti permette di imparare da queste.


La quarta carta ci dice la tipologia di persona per la quale Calendula è più efficace: il Cinque di Bastoni. E' chiaro dunque che Calendula è indicata a chi ha un temperamento focoso, pronto al litigio o alla provocazione. A chi si arrabbia facilmente, a chi tende a disperdere il calore interno perchè troppo aggressivo o impaziente. La assocerei anche al fiore di Bach Impatiens, che individua l'emozione di chi non sa aspettare i giusti tempi, e quindi preferisce fare da solo, perchè crede di fare meglio. Calendula insegna, come il Cinque di Bastoni, che l'unione fa la forza, e che la dispersione raramente produce un risultato positivo.

Infine,  l'ultima carta è il messaggio che la pianta ha per me: il Dieci di Bastoni. Posso usare Calendula quando mi sento sovraccarica, oppressa, quando ho troppa carne al fuoco e non so come gestire le mie priorità. Calendula mi permette di staccare (anche solo perchè amo raccoglierla!) e di centrare il mio calore internamente, per gestire al meglio le cose che devo fare.


Dopo aver contattato la pianta su di un piano sottile, mi metto a trasformarla: nel caso della Calendula ho preparato l'Oleolito in olio di Girasole.

Ci sono molte teorie e diversi modalità di preparazione dell' oleolito, ma io in linea di massima preferisco sempre farlo da pianta fresca e con il metodo dell'estrazione solare.



Utilizzerò poi l'Oleolito per preparare creme, balsami e olii massaggio-per mantenere vivo il calore della Primavera anche durane le stagioni più fredde.

E tu? Come entri in contatto con le piante che ami? Scrivilo nei commenti!

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lunedì, maggio 16, 2016

Rifare da capo




Sono stata invitata all'iniziativa (bella) dell'Ecomuseo della Montagna Pistoiese: porta i tuoi saponi e tutti i tuoi prodotti realizzati con le piante dei nostri monti! Io ho detto di si, specificando che il sapone ormai lo faccio solo nei miei laboratori, per insegnare agli altri come si fa.

Eppure, ne avrei dovuto produrre un bel pò per la mostra. Ho rimandato molto il momento di iniziare: quando riprendi il filo, tutto quello che facevi in automatico non lo ricordi più. Allora, vediamo: comprare l'olio-riprendere i pentoloni-raccogliere fiori-scegliere le essenze; in questi ultimi giorni la serie di azioni che portano al sapone fatto e finito mi sembravano davvero difficili, lunghe e faticose.


Ho fatto una cosa al giorno: lunedì ho comprato l'olio, martedì ho raccolto i fiori di Trifoglio che volevo inserire nella ricetta, mercoledì ho ripreso gli stampi, e così via, fino a stamattina.

Ho messo tutto sul tavolo da lavoro, e sono andata a ripescare la bilancia, il pesatore per la Soda, il cucchiaio di legno che uso solo per la pasta di sapone (anche se non si dovrebbe, lo so: ma ci sono affezionata e tiene bene il tempo). Ho avuto un attimo di panico, perchè non mi ricordavo più le dosi a memoria! Come era possibile? Io, che facevo sapone ogni giorno, non ricordavo più quanta acqua, quanta soda, come fare. Ho ripreso il mio quaderno delle ricette, e piano piano sono partita dall'inizio.
Ho riletto vecchie ricette, sorriso per progetti che poi non sono nati e riscoperto mix davvero azzeccati. Ho pesato gli ingredienti. Ho preparato tutto. 
E finalmente ho iniziato.

Lì mi sono accorta che non avevo mai smesso, in realtà: le mani sono andate per conto loro, i movimenti puliti, senza fare disastri o distrazioni ho rifatto il mio primo mezzo chilo di sapone: Rosa, Lavanda, Geranio, bocci di Rosa. Ma era così semplice? Oppure, le cose che ci appassionano non si dimenticano mai davvero?


La mattina è passata facendo sapone, come ai vecchi tempi. Ne ho fatto di tre tipi, adesso aspetto che si asciughi per tirarlo fuori dagli stampi e ricominciare, domattina. 

Mi sono trovata a pensare quanto le nostre radici siano importanti. Radici che possono affondare non solo nella tradizione, o nel nostro passato remoto, ma anche nei nostri talenti, nelle nostre capacità.
Lei è proprio portata a fare questo: te lo sei mai sentito dire?
E quanto hai seguito la tua indole, il tuo saper fare quella cosa, o invece come l'hai abbandonata, e perchè?
E, infine: hai il coraggio di riprenderla in mano, di dipanare il filo di terra, radici e linfa vitale che ti collega alla tua capacità?


Tutto questo mi ha suggerito una nuova idea da inserire sul mio sito:mescolerò nel mio pentolone Fiaba, Tarocchi, Sapone. Ci stiamo già lavorando (mi aiuta una fatina speciale, per adesso top secret) e sono sicura che ti piacerà molto.

Se vuoi, raccontami nei commenti di quando anche tu hai ricominciato da capo: sarai di ispirazione per tutte noi!





martedì, aprile 26, 2016

La mia storia (d'amore) con Erbe e Tarocchi



Sto seguendo un percorso molto ispirante, creato da Gioia, per re-innamorarsi del proprio business. Ispira già dal titolo: si chiama #lunadimielebiz (se non sei ancora iscritta, fallo subito!)e prevede una piccola lettera d'amore al giorno, con compiti davvero utili.
Uno di questi era dedicato allo scrivere un post, sul come ti sei innamorata di ciò che fai: perchè faccio l'erborista/alchimista? Come sono arrivata fino a qui, e quando è scattata la scintilla?




Devo tornare molto indietro, per quanto mi riguarda. Torno ad un pomeriggio di primavera, ero dalla mia nonna ed a trovarla c'era suo fratello, lo zio Sveno. Me lo ricordo come un signore gentile, alto e magro, con un bellissimo sorriso. Lo zio Sveno mi leggeva sempre una pagina del mio inseparabile Diario delle Giovani Marmotte: c'era un orologio, disegnato come un cerchio, ed al posto delle ore erano disegnati dei fiori: ad ogni ora il suo fiore, a seconda del periodo del giorno in cui sbocciava.

Il mio preferito era la Bella di Notte: chiedevo sempre allo zio di raccontarmi la storia di quel fiore misterioso, che si apriva a mezzanotte.

Il mio amore, viscerale, per le piante è nato lì, a casa di mia nonna, che era una grande giardiniera. Parlava con le sue rose, e aveva sempre fiori colorati sui davanzali. Con lei ho imparato a mettere i semini nella terra, e a mangiare il richiccolo, la resina dolce degli albicocchi che aveva in giardino.

La mia nonna materna, che è morta a Novembre di questo anno: qualche giorno prima che morisse l'ho sognata. Mi ha guardata, e mi ha detto una sola cosa, prima di andare: prenditi cura delle Piante.





So che prendermi cura delle persone attraverso le piante, e stabilire un rapporto speciale con esse, fa parte della mia missione: ho sempre sentito un legame speciale con il mondo vegetale, un legame che mi ha spinta a trasferirmi dalla mia amata Bologna qui sui monti, per vivere immersa nel grembo di Madre Natura.

Il richiamo, fortissimo, delle piante e della cura attraverso queste io l'ho sentito netto un pomeriggio, d'estate stavolta, in macchina con la mia amica Francesca: tornavamo da alcune prove in teatro, e io le dissi "Fra, mi sa che io mollo tutto e mi iscrivo a Tecniche Erboristiche"..

Così è iniziato il mio percorso universitario, dove ho conosciuto le piante sotto un altro aspetto:quello medico, scientifico, che si integra perfettamente con la mia visione analogica della natura.

Da figlia di medici, credo (come Rosemary Gladstar) che erboristeria e medicina siano migliori quando si completano a vicenda, quando riescono a lavorare insieme, senza escludersi, ma potenziandosi.



E le Carte? Anche qui, devo l'amore per i simboli magici delle carte a mio nonno. Grande mente logica, amava molto fare i solitari: da piccola ne sapevo già una decina, e mi divertivo con il nonno a scoprire le carte, ad indovinare che carta potesse esserci sotto, a fare somme, sottrazioni, ed a dare vita e parola alle figure delle carte. La Regina di Cuori, il Re di Picche, i Cavalieri con gli occhi azzurri, erano tutti personaggi fantastici, compagni di storie che mi raccontavo.

E quelle storie ho iniziato, da ragazzina, a raccontarle agli altri: attraverso un metodo che mi ero inventata da sola, leggevo le carte da gioco, intrecciandole agli amori estivi, alle merende con gli estatè, alle arrampicate sugli alberi.

Poi, sono venuta a contatto con i Tarocchi. E li ho studiati, disegnati, letti e riletti: mi sono appassionata, poi li ho mollati per anni, mentre ero attrice e portavo in scena gli archetipi dei Tarocchi stessi, senza rendermene conto.
Fino a riprendere i mazzi in mano, prima per fare le carte alle amiche, poi per usarli come strumento di consapevolezza del Sè.

Ho mescolato tutto, scienza ed intuizione, e anche grazie al corso fatto con Gioia Gottini sono riuscita a definire bene cosa voglio fare, come posso aiutarti, e come vivere la mia storia d'amore ogni giorno, al cento per cento.

Ogni volta che mescolo un mazzo di carte, e accendo un incenso, e ascolto la voce di una pianta, lo faccio sperando di ispirare e aiutare chi mi richiede una consulenza: è un grande onore, poter aiutare le persone, e riuscirci è la migliore dichiarazione d'amore che possa ricevere.


Quindi, grazie: perchè se la mia storia d'amore con il mio biz funziona così bene, è anche merito tuo.


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venerdì, aprile 01, 2016

Guardo le cose da vicino



Sono molto miope, chi mi conosce bene lo sa. Se incontro qualcuno per la strada, raramente lo saluto, meritandomi così l'attributo di  snob. E invece, ehi ragazzi, io non vi vedo! A meno che non vi sbracciate, facendo segni ampi e ben riconoscibili: in quel caso vi saluto. Ma può anche capitare che, una volta vicini, io non vi riconosca. Non sono affatto fisionomista: una cosa davvero imbarazzante. Più di una volta ho sbagliato nome, faccia, ricordo.
Ho sempre dato la colpa di tutto questo alla mia attitudine da miope: noi vediamo bene le cose da vicino.
Un miope da lontano vede solo nebbia: se poi sei miope come lo sono io, vedi nebbia fino a 10 centimetri da te(sempre sia lodato l'inventore delle lenti a contatto!).




Forse è per questo motivo che le piante mi piacciono così tanto: per riconoscerle devi avvicinarti. Devi chinarti, accarezzarle, annusarle. A volte assaggiarle, per capire bene il loro messaggio. Le piante richiedono una particolare dedizione.

L'etimologia della parola stessa, dedizione, viene da dedo che significa anche arrendersi (senza colpo ferire). Se osservi una cosa da vicino, e nel mio caso una pianta, ad un certo punto devi arrenderti.

Arrenderti alla bellezza di ciò che vedi, alla forma, al profumo.



Prova ad osservare una pianta senza nessun giudizio: osservala e rimani fedele alla sua forma, al suo colore. 

Come sono le foglie? Morbide, venate, a punta o a cuore? E il fiore? Piccolo e bianco, lunare, oppure giallo o arancio come il sole? E il profumo? E' una pianta comunicativa, vuole dirti qualcosa? Oppure preferisce starsene in silenzio, ad osservare?

Prova ad uscire di casa con un taccuino, e vai in un parco, in campagna, oppure a fare una passeggiata in un bosco. Se vedi una pianta che ti colpisce, avvicinati a lei, e osservala bene. Da vicino.  Prova a conoscere la tua piantina attraverso il tatto, la vista, l'odorato. Magari disegnala sul tuo quaderno: così la osserverai ancora meglio, e vedrai tutti i suoi dettagli. Ritroverai in lei la forma fedele della sua anima.

Per mettersi in comunicazione con una pianta, dobbiamo abbattere le nostre difese: entrare in contatto con un altro essere vivente, di una specie diversa, implica lasciare da parte la parola-il nostro primo veicolo di comunicazione-e anche i gesti, le espressioni del viso. Dobbiamo metterci su di un livello diverso, che a me piace chiamare di dedizione.

Arrendersi, senza colpo ferire. Accogliere, osservare, imparare.
Dentro ad un fiore c'è un mondo intero!





E tu, a cosa vuoi dedicarti nei prossimi giorni? Scrivimelo nei commenti!

Se vuoi conoscere la tua Pianta Guida (per poi andarla a cercare nei boschi), qui trovi la mia offerta per te.

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giovedì, marzo 10, 2016

Il coraggio di seguire la tua strada




All'inizio dell'anno ho fatto una stesa generale, in cui ho estratto una carta per ogni mese. La mia carta per il mese di Marzo è l'Otto di Coppe: una carta che nasconde un significato duplice, una carta interessante, che mi emoziona.

Molto spesso nella carta troviamo una figura che si allontana dalle sue Coppe: Anna K ci mostra anche il volto della persona che se ne va. Un uomo, vestito con un mantello, con uno zaino in spalla, sta per affrontare un lungo viaggio. Lascia alle sue spalle otto coppe colme di vino-simbolo dell'amore, forse- e una casa confortevole, calda, accogliente. Lascia dietro di sè una coppia che si abbraccia: forse è il riflesso della sua vecchia vita. Lascia alle sue spalle la sicurezza, la casa, il rifugio nel  quale è solito tornare, per incamminarsi verso il blu profondo di ciò che è ancora sconosciuto, sotto alla luce della Luna.


Anche nei Tarocchi di Robin Wood vediamo una figura che si allontana da otto coppe dorate:  il mantello svolazzante, un bastone con amuleti per proteggere il viaggio, la Luna che splende. Le coppe sono disposte in modo da evidenziare una discontinuità nell'armonia delle file: sembra che ne manchi una. Forse il punto di partenza del viaggio sta proprio in quella coppa che sembra assente: manca qualcosa, c'è la necessità di una ricerca, di approfondire, di scoprire cose che ancora non si conoscono. 

Nella carta dell'Otto di Coppe io vedo due grandi temi: uno è la perdita, l'altro è la necessità di cambiare strada e di vivere una nuova avventura.
Il dolore per qualcosa che si lascia è evidente, nei disegni: è come quando ti rendi conto che da una certa situazione non puoi più tirare fuori un ragno dal buco. Le cose, a volte, non si possono cambiare, e vanno accettate per come sono.

Ma l'accettazione dell'Otto di Coppe prevede una rivoluzione personale: non è una resa agli eventi, ma ti mostra la tua vera strada, il tuo percorso individuale. E' il momento di lasciar andare le vecchie abitudini, i soliti schemi mentali e volgersi verso nuovi approcci, scendendo in profondità.

Il viaggio dell'uomo incappucciato si prospetta come una vera avventura: sappiamo che ne tornerà diverso, cresciuto, arricchito, anche se ci saranno pericoli e momenti difficili.
Nell'Otto di Coppe è contenuta la forza di trattenere le lacrime, perchè altrimenti non vedi dove mettere i piedi sul tuo nuovo sentiero; il coraggio di guardare avanti, nonostante il passato sia ancora doloroso; la capacità di sfruttare le situazioni difficili utilizzando il vento contrario e, anzi, lasciandosi trasporare da questo verso una nuova spiaggia.


L'uomo in cammino dei Chrysalis Tarot assomiglia all'Eremita: sta compiendo un viaggio interiore, e dunque non può tornare indietro. Mi ricorda un gioco che facevamo da piccole: non si potevano fare un determinato numero di passi indietro, altrimenti avremmo visto un mostro. 
Il significato simbolico del gioco è quello della carta: nel lavoro interiore, nella crescita spirituale non si torna mai indietro. I nostri passi seguono una spirale, e anche se ripassiamo dagli stessi punti o nodi del passato, ci torniamo cambiate, arricchite dal nostro presente. La via che lascia il personaggio è costellata di specchi: rifletterebbero ciò che si è perduto, una visione del passato che non ci appertiene più.



Gli Shadowscape Tarot rappresentano l'Otto di Coppe come una creatura acquatica, che lascia dietro il superfluo portando con sè solo l'indispensabile: con una piccola luce lei si immerge nella profondità del suo mare interiore, per attingere a nuovi significati ed abbandonare i vecchi schemi mentali. 

E' il momento di compiere una scelta: non sarà facile, perchè qualcosa lascerai indietro, ma il cammino verso ciò che non conosci nasconde risorse che ti faranno crescere, rendendoti più saggia e più consapevole.

Continuare ad osservare il passato e ciò che avevi ti impedisce di accogliere il futuro.


"Keeping my head up, looking forward
Reminiscing will get you nowhere
Never say never, starting over
It's not perfect but it's getting closer

I will hold back tears
So I can move in the right direction
I have faced my fears
Now I can move in the right direction"

(Gossip - Move in the right direction)
Grazie Beth per l'ispirazione 

Vuoi una mia lettura personale?  Qui trovi le mie offerte!



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mercoledì, marzo 02, 2016

Le Piante del Toro





Ho visto poche volte un Toro da vicino. Durante le passeggiate in alta montagna, più alta rispetto a  dove abitiamo, capita di imbattersi in pascoli di mucche, placide, che mangiano l'erba e prendono il sole. A volte nel gruppo c'è il Toro: fiero, cornuto, vibrante. Non nego che mi incute un certo timore: di fronte ad un Toro percepisci davvero la natura selvaggia!

Come l'animale da cui prende il nome, anche il Toro dello Zodiaco è l'incarnazione della Natura: Venere di Terra si riflette nel segno, donando amore per ciò che è terreno, godibile, piacevole. Le persone del Toro amano la vita, pienamente. Hanno il dono di sapersi godere il momento, e di trasmettere un senso di accoglienza e di piacere a chi hanno attorno.

Amano cucinare, mangiare, fare l'amore. Vivono appieno i piaceri della vita, che si rispecchiano nel loro legame speciale con la Terra. Non ha fretta, la gente del Toro. Aspetta, e nell'attesa si gode il momento.Il Toro pondera, e nel mentre sgranocchia un fiore di Nasturzio.

Il periodo del Toro viene dopo l'energia competitiva e marziale dell'Ariete: la Natura adesso ha terminato la sua spinta ascensionale, e si gode l'armonia delle forme relativa a  Venere: i fiori si aprono, la Primavera è in fiore, il richiamo erotico è ovunque.

Gli uccellini cinguettano: non per niente il Toro è collegato alla gola. Da una parte intesa come collegamento con il cibo: il Toro ama la buona tavola, e forse più di ogni altro segno deve stare attento a ciò che mangia; dall'altra parte, gola come collegamento con il fuori, cavità che porta la voce e il messaggio dei Gemelli nel mondo, mezzo attraverso il quale fluisce il pensiero.

Le persone del Toro, infatti, possono incorrere in problematiche relative o ad una certa ostinazione, o chiusura mentale, proprio perchè stanno bene dove sono e sono poco inclini a spostarsi (metaforicamente o non); oppure a problematiche metaboliche, date dall'assorbimento disequilibrato del cibo. Ancora, possono incorrere in problemi dovuti al ristagno, al trattenere troppo, sia dal punto di vista fisico che mentale: allora sceglieremo piante capaci di drenare, di far fluire, di alleggerire l'energia del Toro.

La Pianta Guida per il segno del Toro è la Rosa: Venere nella su massima espressione terrena.



La Rosa, che sia Canina o Damascena - varietà utilizzate in fitoterapia- contiene l'energia armonica di Venere, equilibrata da un segno di Marte. Da una parte è ottima per la pelle: sfiamma, lenisce, compatta, rende la pelle elastica. Profuma, ed il suo profumo apre il cuore, disponendolo al piacere dei sensi. Leggermente afrodisiaca, nutre la parte voluttuaria del nostro essere, dove il Toro si sente davvero riconosciuto. 

Dall'altra, ricchissima di vitamina C, aiuta nelle malattie da raffreddamento, alza le difese immunitarie, e aiuta durante la stagione invernale: le sue bacche, rosse come vuole Marte, sono concentrati vitaminici che ci aiutano nella stagione fredda.

L'olio essenziale di Rosa calma, ti fa stare presente, nel momento, attenta alle piccole cose: regala la vera essenza del Toro, la sua placidità, l'essere attento e vigile nell'attimo. La sua semplicità, un talento da riscoprire.

La Pianta Rimedio, che va ad equilibrare il Toro disarmonico, è per me il Tiglio.


Pianta dalla funzionalità primaria che appartiene a Giove, ed in secondo luogo a Venere e Mercurio, agendo dunque su fegato-vene-ipofisi e sul sistema linfatico e nervoso, ha in sè anche la potenzialità del Toro, per il benefico effetto sulla gola, la laringe e i fenomeni che interessano l'apparato oro-faringeo.

Di solito utilizzato come calmante, il Tiglio possiede altre qualità, anche più sottili. E' un albero che insegna a lasciar fluire: riduce tutto ciò che blocca il libero scorrere, sia esso dei pensieri o dei liquidi del nostro corpo. 
Calma e distende i nervi eliminando la dispersione di energia dovuta alla tensione nervosa, e anche utilizzato nell'acqua del bagno porta serenità e dolcezza, preparando ad una notte tranquilla. 

Agisce anche sulla circolazione sanguigna, andando a fluidificare il plasma sanguigno, la linfa, i liquidi interstiziali e la secrezione biliare.

I fiori di Tiglio vengono utilizzati nella medicina popolare per prevenire la pressione alta e l'arteriosclerosi, conseguenza in parte di una certa stasi emotiva, alla quale abbiamo visto il Toro può tendere, se in disequilibrio.

Le persone del Toro sono di indole pacata: ma, se si arrabbiano, tendono a "vedere rosso": il Tiglio apporterà quindi calma e centratura, impedendo di lasciarsi trasportare troppo dal fiume della rabbia.

E' interessante notare che le foglie di Tiglio venivano utilizzate come foraggio, probabilmente anche per mucche e tori. 

Vuoi saperne di più sulle Piante, sulle Stelle e sul loro collegamento con la fitoterapia? Ricordati del mio corso Erbe&Stelle! Entro la fine dell'estate lo troverai anche online :)




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lunedì, febbraio 08, 2016

Il Cipresso, l'Eremita, e la Primula d' Acqua





Galbuli di Cipresso appena raccolti

Sabato mattina sul Poggio era una bellissima giornata. Io ed Hero siamo usciti per una lunga passeggiata: abbiamo visto i primi crochi spuntare sotto la Quercia, esplorato la piccola capanna di legno che hanno costruito i bambini qui sotto (e dove lascerò mandala di fiori, in omaggio alle Fate), e ci siamo trovati davanti lo sfalcio di un altissimo cipresso. Rami enormi, ammassati da una parte, in attesa di essere lavorati o smaltiti. Ma ehi, su quei rami c'erano moltissimi galbuli, ricchi di olio essenziale, profumati e pronti da raccogliere!

Li ho già messi in un barattolo, dopo averli contusi e averli ricoperti di olio di Girasole: ne produrrò un Oleolito che ha il compito di aiutare in caso di flebiti, vene varicose, cellulite.

Il Cipresso è una pianta strettamente legata a Saturno, il pianeta che ti insegna il valore del tempo, l'importanza del tagliare con ciò che è vecchio, che spinge al rinnovamento. Saturno contrae, assesta, sfronda. Per questo il Cipresso ha proprietà vasocostrittori, astringenti, tonificanti a livello venoso.
In lui Saturno insegna a contenere, ad essere essenziali. Hai mai guardato da vicino le foglie del Cipresso? Sono piccole squame, anch'esse ridotte all'essenza, al minimo. Pianta collegata alla Terra, ma anche al Fuoco per la sua forma di verde fiammella.
Sono bellissimi, i Cipressi: lunghe fiamme verdi tese verso il cielo. Le loro radici seguono la forma della chioma, e scendono in profondità, a fittone, senza espandersi ma andando diritte al cuore della Terra.

Il Cipresso connette la Terra al Cielo, con una fiamma che va a curare gli spasmi, lenisce, sfiamma.


immagine via Pinterest

Io associo al Cipresso la carta dell'Eremita, il numero IX degli Arcani Maggiori. Innanzitutto, la fiammella della lanterna dell'Eremita è la fiamma stessa del Cipresso: una fiamma interna, che resta accesa grazie alla necessità della ricerca. Il desiderio di conoscenza, il proseguire passo dopo passo per diventare ciò che sei:  è lì che ti accompagna l'Eremita, in un viaggio che è solitario per definizione.


The Hooded Man (The Hermit) -  from the "Wildwood Tarot"

L'Eremita è concentrato in sè, nella sua ricerca interiore. Ha bisogno di una risposta, sa che per trovarla dovrà affrontare un viaggio: scendere nella profondità di se stesso, come fa il Cipresso con le sue radici. Nella Carta "The Wildwood Tarot" l'Eremita illumina un piccolo uccellino: lo vedo come il messaggio dell'Aria, la nuova ispirazione, la leggerezza dell'intuizione. C'è una porta, poco lontano: ma per entrare in contatto con la verità c'è bisogno di lasciare la tua zona di comfort, avventurarsi nella neve, camminare lentamente senza perdere di vista l'obbiettivo.


L'Eremita ti suggerisce di passare del tempo da sola, per riordinare i pensieri e per connetterti con la parte profonda di te stessa: è lì che risiede la risposta che cerchi.

A volte si ha bisogno di stare da soli, di non condividere, di riflettere: gli spazi solitari sono un balsamo per la libertà individuale. Io sono una persona molto socievole: ho tante amiche, amo parlare con loro, prendere il tè, leggere le Carte, dare buoni consigli, ascoltare. Eppure, ho anche necessità di isolarmi, a volte, di studiare, stare a casa, passeggiare nel bosco da sola, godermi appieno la solitudine, rinfrancata dal contatto con le piante e con gli animali.

Nei giorni passati ho conseguito il Secondo Livello del Corso di Formazione per diventare Consulente Certificato dal Bach Centre : sto approfondendo lo studio e la pratica dei Fiori di Bach.

Voglio provare ad associare un fiore al Cipresso ed al messaggio dell'Eremita: e scelgo Water Violet, un fiore a me molto caro, perchè sento di avere molto in comune con lui.


Hottonia palustris

Water Violet, la primula d'acqua, è una piantina abbastanza rara: predilige zone non inquinate, non ama la competizione e dunque ha deciso di crescere e prosperare nell'acqua, e non sulla terra. Come chi ama rifugiarsi nella propria casa, magari in compagnia dei suoi gatti (o cani!) e di libri per studiare, leggere e sognare, anche la primula d'acqua si ritira nel suo mondo acquatico: eppure, io vedo nella scelta dell'acqua anche la ricerca alla connessione con un'altra dimensione. Water Violet sceglie il contatto diretto con ciò che è sacro, magico, onirico, così come ci insegna il Cipresso, e così come sviluppa l'Eremita nella sua ricerca.

Le radici di Water Violet sono fragili, e la pianta assorbe acqua dalle foglie, dal fusto e da tutte le parti a contatto con l'acqua, che fungono da piccole spugne. E' dunque una pianta profondamente libera, individualista, non ancorata al passato. Qui io ci sento un legame anche con il segno dell'Acquario, il suo essere necessariamente libero, non legato in nessun modo. 
In estate, quando il livello dell'acqua si abbassa, Water Violet ancora le sue radici al terreno, e difende la sua posizione: ecco il comportamento positivo della piantina! Le radici si infilano saldamente nel fango, e la pianta fa crescere foglie intorno per non far avvicinare troppo alte piante che potrebbero competere. E' dunque una piantina che sa rapportarsi con la realtà, adattarsi alle nuove situazioni, ma riesce a mantenere un suo spazio di libertà individuale importante.

Edward Bach scriveva: ...la splendida Water Violet, che galleggia tanto libera sulla superficie dei nostri corsi d'acqua più puri, vi aiuterà...a restare assolutamente soli al mondo, a provare la gioia intensa della libertà totale.

Vuoi saperne di più sui legami che intercorrono tra Erbe e Tarocchi? Tieni d'occhio il mio corso Erbe&Carte, nei prossimi mesi sarà disponibile anche online!


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