Quanto è difficile capirci qualcosa. Forse come dice lo
PsicoMago, non c’è molto da capire. Anzi, non c’è niente da capire, e questo me
lo dice anche Andrea. Il fatto è che la vita è un miracolo, che la vita è un
mistero. Che la vita, come la morte, non si controlla.
Non appena faccio una pausa dal lavoro, leggo. Leggo storie
di donne, molte come me, che vogliono un figlio ma ancora non ci sono riuscite.
C’è chi ha problemi oggettivi, chi invece ha tutto nella norma, ma che questo
figlio non arriva. Noi fortunatamente non abbiamo nessun problema fisico,
eppure ancora viviamo in questa attesa. Ognuno a suo modo.
Leggo anche molte storie di donne che invece i figli non li
vogliono. Che hanno deciso, naturalmente, di non averne. Invidio molto queste
donne. Loro non conoscono lo struggimento, il dolore, la rabbia e la
frustrazione che si prova, mese dopo mese, nel vedere che la Natura fa quello
che vuole, non asseconda i desideri ma agisce solo a momento giusto.
La ricerca di questo figlio mi mette davanti alla
ineluttabilità e anche alla irrazionalità della vita. Non si può far crescere
una piantina di pomodoro solo perché lo si desidera. Non basta stare accanto
alla pianta, giorno dopo giorno, e volere con tutte le forze che quella cresca.
E’ un processo naturale, e per questo, per sua stessa natura, imprevedibile ed
irrazionale.
Sento l’esigenza fortissima di lasciarmi davvero andare. Al
di là di questa ricerca, al di là di un possibile figlio. Voglio lasciarmi
andare al flusso della vita, imparare a fluire. Non ne posso più, davvero, dei
pensieri che ossessivamente tornano, e che mi parlano di assenza, vuoto,
incapacità. Voglio godermi la vita, e questo momento. Il mio amore, la mia
casa, i nostri cani. L’orto, il mio lavoro, nuovi progetti. Un’estate che
finalmente è alle porte.
Capisco che abbracciare il proprio bambino, farlo crescere
ed accudirlo sia una delle gioie più profonde della vita. Sono circondata da
mamme e da bambini, e molti di questi sono meravigliosi. Ho tanti nipotini
speciali, e mi sento piena di amore nei confronti di questi cuccioli, figli
delle mie amiche, pezzettini di cuore, di anima. Però inizio anche a vedere
quanto la mia vita sia comunque piena di amore. E che è bello poter dormire la
notte, oppure perdersi a scrivere un post lunghissimo, o impiegare due ore per
fare una foto e ritoccarla. Cucinare una cena speziata e profumata, e
mangiarla tranquillamente sotto la pergola, con la luce della sera che ci
accarezza. Fare l’amore con calma, la mattina. Amarsi e volersi bene, imparare
a stare insieme nonostante il tempo, la quotidianità, i piccoli problemi. Poter
cambiare programmi, un pomeriggio, e magari uscire per una passeggiata e per
andare a trovare un’amica. Impegnarmi in un lavoro creativo, si, ma anche molto
impegnativo. Dedicare tempo ai miei figli a quattro zampe, portarli fuori nel bosco, a
passeggiare, parlare con loro e far loro le coccole. Ridipingere tutta la casa,
inventare nuovi colori.
L’arrivo di un figlio credo che scardini completamente tutta
la vita. E che nonostante tutto sia una felicità incontenibile, simile all’innamoramento dei primi giorni. Mi ritroverò anche io, a fissare mio figlio e le sue manine. Nel
frattempo però, voglio davvero smettere di pensare. Di logorarmi, di struggermi
di fronte alle pance altrui. Voglio immergermi nella vita di ogni giorno, assaporarne
il gusto fiorito. Imparare a non temere più l’acqua, perché è quella che
cullerà mio figlio, dentro la mia pancia.
Non avere più timore delle donne che sono già incinte, o che
sono neo mamme: non sentirmi esclusa, da meno, incapace, ma accordarmi con la
loro energia. Non sono ANCORA incinta, ma lo sarò a breve.
Allo stesso tempo, forse non lo sarò mai. Questo momento
della mia vita è riassunto felicemente nel famoso paradosso di Schrödinger. Mi
sento come se volessi avere un figlio, oppure no. Insieme, nello stesso momento. Sento un forte istinto materno , e allo stesso tempo un desiderio di
mantenere la mia libertà, e la possibilità di creare altro che non sia un
figlio.
Guardo con ammirazione alle donne-mamme, che parlano dei
loro figli, che li allattano, che con dedizione completa contribuiscono alla
loro crescita. Che mettono tutto da parte, anche loro stesse, per queste
giovani vite. Ma guardo con curiosità anche alle donne-non-mamme, che sono
madri di progetti artistici, di idee, di
libri, di loro stesse. Che viaggiano, che hanno una storia d’amore anche
solida, che non dipende dal fatto di mettere al mondo dei figli.
Non so da che parte stare, o meglio, sono da tutte e due le
parti. Come l’atomo, deceduto o meno. In un mondo sono mamma, nell’ altro no. Mi
sento lì, in quel confuso limitare.
E so che la soluzione è semplicemente immergermi in quel
flusso, che così tanto mi spaventa. Immergersi, alla vita, nei giorni, sott’acqua,
dove sembra quasi di volare.
Quando fluisci, ti
muovi continuamente all'interno del pericolo, perchè ti sposti in continuazione
dal conosciuto nell'ignoto, da ciò che è familiare a ciò che è estraneo. Il
sentiero tracciato viene perennemente lasciato alle spalle, ci si addentra continuamente
nell'inesplorato. Nulla è prevedibile, non si può mai sapere...e la mente è
abile e astuta solo per ciò che concerne il passato, perchè lo conosce . E' estremamente
colta con ciò che è familiare, è furba ed efficiente rispetto a ciò che
conosce; con ciò che è sconosciuto, estraneo, è impotente: non sa nulla di
nulla.
In quel caso ci si sente ignoranti; quella è la paura! Si deve apprendere momento per momento, ma è così che si impara. Più ti addentri in ciò che non ti è familiare, più apprendi: il sapere diminuirà, ma aumenterà la conoscenza, la capacità di comprendere è ciò che conta e ha valore : ti dona l'essere.
In quel caso ci si sente ignoranti; quella è la paura! Si deve apprendere momento per momento, ma è così che si impara. Più ti addentri in ciò che non ti è familiare, più apprendi: il sapere diminuirà, ma aumenterà la conoscenza, la capacità di comprendere è ciò che conta e ha valore : ti dona l'essere.
Non amo Osho, ma queste parole le trovo davvero appropriate.
Un’ultima cosa, rivolta alle neo-mamme: ragazze, non abbiate
timore nel coinvolgere nella vostra esperienza di maternità le vostre amiche
vicine, che desiderano figli e che ancora non ne hanno. A volte chi rimane
incinta ha una sorta di imbarazzo, o di timore, nel condividere la gioia della
maternità, ma anche le difficoltà e le esperienze con amiche che magari
desiderano figli e che non ne hanno. Per paura di ferirle, per paura di essere
coinvolte nel loro dolore, forse, in un momento delicato come quello della
gravidanza. Io posso dirvi, da donna-ancora-senza-figli: per noi non c’è cosa
più dolorosa che sentirsi escluse dal circolo delle mamme. A me fa piacere
sentirmi coinvolta, e anche se non ne so niente di pannolini, pappine e
allattamento, posso comunque ascoltare, apprendere, imparare, accordarmi con
quell’energia.
Magari non per tutte è così, c’è chi soffre nel sentirsi
coinvolta in questa cosa che ancora non accade. Anche io mi struggo, quando
vedo donne incinte che non conosco, magari. Ma è anche vero che l’energia agisce
per conformità, e che se si desidera una cosa dovremmo comportarci come se
quella cosa fosse già accaduta.
Imparare a conoscere, studiare le altre mamme: lasciarsi trasportare, osservare la vita che scorre dentro di loro, e che cresce. Non percepire le donne-mamme come aliene o altro da noi; ma accoglierle, per accogliere la parte di noi che diventerà madre.
Ne approfitto anche per augurarvi un felice Beltane: vorrei passare quei giorni di festa nell’orto, con le mani nella terra piena, a
trapiantare piantine di pomodoro e zucchine,
a seminare ravanelli e insalatine: speriamo che non piova!
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Buongiorno Cecilia, ieri ho letto il tuo ultimo post e stamani ho pensato di scriverti due righe semplici e banali ma é quello che mi frullava per la testa mentre ti leggevo ...
RispondiEliminaSono una delle tante ragazze che ha frequentato i tuoi corsi, alla quale hai aperto gli occhi, una delle tante "figlie" che ti hanno ascoltata e che stanno seguendo i tuoi insegnamenti.
Forse se mi incontri nemmeno mi riconosci ma io ti ritengo la "madre" di quegli insegnamenti che gentilmente mi/ci hai trasmesso ... L'amore per la terra, per la natura, per le cose genuine e sane, per le cose fatte in casa con amore e passione! Lo so che la tua attesa si riferisce a ben altra cosa e so quanto fa male, ma sii fiera di quello che sei e poi tutto il resto arriverà!
Parole, pensieri ... solo per dirti grazie!
Un abbraccio!
Ciao Natalia, certo che mi ricordo di te! Grazie per le tue parole, non sai quanto mi danni bene. Sono contenta quando riesco a trasmettere semi preziosi...e sicuramente il loro germogliare dipende anche dal terreno che trovano! Ti abbraccio, grazie ancora
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