sabato, gennaio 10, 2015

Parliamone









Parliamo delle donne. Anzi, parliamo delle donne e del loro rapporto con la gravidanza. Uuuuh che palle, direte, rieccoci a parlare di nuovo dell'argomento figli si, figli no.

Vorrei parlare di come la mia idea di gravidanza, ed il mio relazionarmi con essa, sia cambiata nel passare degli anni. Vorrei parlarne perchè mi sembra che, tra donne, la questione gravidanza sia un argomento di scarsissima importanza quando una non lo è ancora e non lo desidera, e invece quanto sia, poi, argomento di totale e monopolizzante importanza quando una lo è.

Io sono andata a fasi.

Fase 1 : o dell' "Io incinta? Per carità!"

questa fase mi ha accompagnata dai 20 ai 30 anni circa. Facevo l'attrice, poi ho aperto il mio negozio di erbe, poi volevo fare l'orto, poi avevo già due cani che bastano ed avanzano, poi ancora non è il momento, poi (e soprattutto): sai che menata deve essere avere un figlio? Non dormi più, non mangi più, non esci più. La tua storia d'amore inizia a traballare, i tuoi progetti si sgretolano come argilla al sole. Nel mentre, c'è da dire che ero nella fase (anche) uscite con le amiche + aperitivi + cene fuori + seratine a ballare nei posti underground e/o a teatrare.

Non incontravo MAI donne incinte: le mie amiche che già avevano figli erano molto più mature di me, molto più capaci di me, molto più mamme di me. La donna incinta era un'entità sconosciuta, che gravitava  al di fuori del raggio di azione mio e di chi mi stava vicino.

Mi ricordo che a volte, quando indossavo i miei amati vestitini estivi stile impero, morbidi sulla pancia, c'era qualche anziano del paese che mi diceva: "Sei incinta?" e io rispondevo, puntualmente infastidita :" Io? Neanche per sogno!"

Fase 2: o dell' (Estenuante) Ricerca

Dopo aver incontrato l'Amore, ecco che un desiderio nuovo ed inconsulto si affaccia alla mia mente. Voglio un bambino. Voglio un figlio che sia la sintesi perfetta dell'amore tra me e Andrea. Uh si, avere figli che menata, ma il nostro sarà diverso. Lui dormirà la notte, mangerà il giorno, sarà indipendente, leggerà a tre anni e a sette sarà già laureato in fisica nucleare. Eh si, che gran fatica educare un figlio, ma noi ce la faremo, noi siamo diversi, oh yeah.

Dopo anni e anni di paranoie sulla facilità di concepimento, lezioni di educazione sessuale su come usare il preservativo, genitori medici che mi hanno sempre, e dico sempre, inculcato i benefici della precauzione e l'assoluta necessità di stare attenti, pensavo (ingenuamente) che restare incinta fosse un gioco da ragazzi.

E invece no. Anni di viva il preservativo, usatelo sempre, etcetera etcetera, ma una volta che incinta invece ci vuoi rimanere, scopri che non è così facile come diceva mamma.

Calcoli su calcoli che neanche l'ufficio balistico della NASA. Grafici, curve cartesiane, punti e linee. Se il ciclo è di 26 giorni vai sicura che il 10 giorno rimani incinta, calcolando anche la posizione della Luna e la quadratura di Giove con il tuo segno. Sogni profetici.Consigli su posizioni improbabili da assumere dopo l'amore.

Temperatura basale: e metti il termometro, e leva il termometro e riporta i dati sul grafico (non sto scherzando, e se non ci credete andate a vedere il famosissimo sito Fertility Friend ).

Niente accadeva.

Improvvisamente il mondo attorno a me si riempie di donne incinte. Sono per strada, al supermercato, alle Poste. Spuntano da dietro gli angoli delle strade, belle, rotonde, incinte. Sono in tv, tutte le star si sono messe d'accordo per rimanere incinte adesso. C'è pure la Kate d'Inghilterra, che non passa giorno senza sapere quanti minuti mancano al parto, e poi come è bello il principino, e quante volte ha riso/pianto/fatto la cacca.

Ognuna di loro è una pugnalata dritta al cuore. Lo prendo come un fatto personale: perchè io no? Vorrei gridarlo a gran voce: ehi, gente, perchè TUTTE rimangono incinte e io no? Eh?

Nel mentre, anche le mie amiche rimangono incinte a raffica. Attorno a me si parla di parti, pance, latte, neonati.

Io me ne sto abbastanza in silenzio, con le mestruazioni puntuali ogni mese.

Fase 3: o del Panico.

Dai e dai, sono incinta. E mi pento amaramente di:

non aver letto tutto lo scibile umano su allattamento, parto, educazione dei figli, gravidanza, nanna, pappe, e così via
non essere abbastanza organizzata da gestire lavoro handmade, casa, energie, orto, cani
non essere abbastanza mamma
non vivere in città
non aver trovato un lavoro stabile che poteva garantirmi sicurezza economica e indipendenza e blablabla

Mentre passo le giornate cercando di accogliere la gravidanza, arrivo al terzo mese, e come sapete perdo il bambino.

Fase 4: o del Non So Come Ho Fatto

La fase 4 è ancora attuale. Comprende la disperazione della perdita, la rabbia per ciò che è accaduto, la speranza nel futuro, l'accettazione per quello che non si può cambiare, il grande amore tra me e Andrea che ogni giorno si fortifica nonostante le difficoltà, e anche il gran culo di aver trovato un lavoro. In erboristeria. Abbastanza vicino casa. Un lavoro che mi piace.

Fase 5: o dell' "Anche No"

Le donne incinte che incontro non mi suscitano invidia. Non sento più quel dolore lancinante che mi attanagliava completamente alla visione di una pancia rotonda. Anzi, per dirla tutta, quando vedo una donna incinta penso: ebbè, mò son cavoli tuoi.

Intanto, le mie amiche hanno figli splendidi, che le impegnano in maniera direttamente proporzionale alla loro meraviglia ( e sappiate che i miei nipotini sono tutti assolutamente meravigliosi).

Mi ritrovo a pensare: che culo che possiamo andare al cinema/a cena fuori/cambiare programma all'ultimo minuto/dormire fino a tardi quando non lavoriamo/fare l'amore quando ci va/fare giratine senza pargoli che devono dormire/mangiare/giocare !
quasi quasi un figlio anche no. O anche dopo. O almeno non adesso. Insomma. Vedremo.

Fase 6: o del "Che bella!"

Mi trovo adesso in questa fase qua. Che se vedo una donna incinta la osservo con piacere. Se mi imbatto in un articolo su internet che parla di gravidanza, allattamento, parto, se ho voglia lo leggo. O anche no. Ma non mi ferisce, nè mi spaventa, nè mi fa sentire esclusa dal consesso femminile.
Che se una dei miei contatti facebook annuncia la lieta novella di una gravidanza imminente, non tolgo le notifiche e smetto di seguirla (si, ho fatto anche questo).
Se mi trovo con una mamma con il suo pargoletto, non ho paura, non mi sento meno donna, non invidio la sua situazione. La vedo per quello che è: una donna come me, con le sue gioie ed i suoi dolori.
Se vedo un bambino, non mi chiedo se dorme, se i sui genitori sono felici, se è un piccolo dittatore, se fa i capricci. Lo osservo, per quello che è.

Poi, se la mia amica Ila durante una merenda tra donne mi mette in braccio la sua batuffolina Viola, o se Nora mi sorride guardandomi negli occhi, o se Elettra gattona e io la vedo nel video che mi manda Silvia, o se Zelda mi offre una tazzina di tè per gioco, o se Leone tende le sue manine verso di me e vuole che lo prenda in braccio, o se Niso apre gli occhi e mi sorride,se Elia mi legge le letterine tutte in fila senza sbagliarne nemmeno una, se Zeno mi regala un disegno, se Carlotta raccoglie con me i sassolini del mare, io semplicemente godo di quei momenti, per quello che sono. La magia della vita, la bellezza dei bambini.

Penso che ci siano molte cose faticose, nella vita. Molte cose difficili, per le quali vale la pena, comunque sia, di mettersi in gioco.

Che ne dite, sono pronta?


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7 commenti:

  1. Cara Cecilia!!! Hai reso in pieno ciò che molte donne sentono!!! Perchè alla fine le donne consapevoli di esserlo trovano una via d'uscita alle ferite lancinanti che la vita può risevare... Io mi sono sentita "guarita" dal mio aborto spontaneo dopo quasi 5 anni...ma ogni donna ha i propri tempi...
    Se ciò che hai scritto lo senti davvero, allora sì, sei pronta!!!
    Un caro saluto e mille benedizioni! ^_^
    Silvia

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    1. Ciao Silvia! Beh, ognuno ha i suoi tempi...Io devo ritenermi fortunata, ho sempre avuto dei tempi di reazione molto veloci. Fa parte del mio carattere, o forse della mia capacità di sopravvivenza ai colpi della vita ;) Ti abbraccio forte!

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  2. Cara Cecilia, ti leggo sempre molto volentieri ormai da diversi anni. Io mi trovo nella situazione inversa della tua, ho avuto i miei 4 figli dai 20 ai 30 anni e ora che ne ho 35 è giunto il momento per me di dire basta figli e se ti dico che questa cosa mi sta distruggendo...non so come fare per dire Simone è l'ultimo bimbo, non ne faremo più, evviva. Un giorno mi sono detta veramente, no basta ora pensa a tutte le cose che potresti fare, ero felice, mi sentivo sicura di questa mia decisione. Ma mi è bastato leggere un post di una nascita di un bimbo che ho sentito dentro di me qualcosa lacerarsi, mi sono commossa, e ho cominciato a pensare ad un'altro figlio. Come vedi siamo completamente all'opposto ma capisco il tuo dolore. A 19 anni ho subito un aborto , i miei genitori mi dissero che era meglio così, all'inizio mi sembrava una cosa normale ma maturando ho cominciato a soffrirne e ora non so nemmeno se da questo ne sono guarita...il voler figli forse a qualcosa a che fare con quello che mi è successo...non riesco a farmene una ragione.
    Non so mai se scriverti o no, non vorrei ferirti perché non sono sulla tua stessa barca, ma ti sento vicina e ti abbraccio forte forte.
    Marta

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    1. Cara Marta, non mi ferisci. Come dicevo nel post, finalmente le mamme, le donne con i loro pargoletti, le donne con il pancione...mi risultano come le altre donne, come le altre persone. Donne con i loro problemi, le loro gioie, i loro dolori. Non più donne perchè mamme. A volte il volere figli, il desiderarli in maniera così totalizzante, non ha niente a che fare con il volere figli veramente. Forse perchè i figli, come la vita, non si possono volere. Capitano, accadono. E noi non possiamo far altro che restare aperte a tutto, e cercare di essere serene. Ti abbraccio forte anche io.

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    2. Grazie Cecilia, sai hai proprio ragione sul fatto che il volere figli..... i nostri quattro figli sono arrivati e basta, non abbiamo mai pensato di mettere su famiglia, non abbiamo mai deciso di averne 4 o chissà cosa...forse questa mia voglia di volere è qualcos'altro che dovrò scoprire. Grazie ancora carissima. A presto.Marta

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  3. Ho sempre difficoltà a commentare post così intensi e che si avventurano in mondi per me sconosciuti e lontani come quello della maternità . Piena fase 1 per me...
    La forza che arriva da queste tue parole è incredibile. So che ci saranno i momenti in cui viene minacciata dal ricordo, ma è splendido percepirti così aperta e comunque fiera per le belle cose che sei riuscita a costruire durante quest'ultimo periodo...per esempio la fortuna di avere tanti nipotini (tutti con nomi splendidi, fra l'altro!) che me li vedo proprio, lì con te. :) Un abbraccio forte .

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  4. Questo post è bello perché è sincero. Avevi bisogno di buttare fuori tutto quello che hai sentito in questi mesi, in questi anni e l'hai fatto. Ogni tanto c'è bisogno di tirare giù il muro e dire tutto ciò che si è pensato, senza timore di essere giudicati. Io faccio parte della schiera di donne che diceva "io incinta, per carità!". Credo che, se si frequenta un certo ambiente, sia inevitabile farlo. Anche se non lo si pensa. La verità è che se avessi incontrato Nader prima, un figlio l'avrei voluto eccome. Credo che, per me, il volere un figlio sia stato direttamente proporzionale all'amore per il mio compagno. Mi sembra che anche per te sia stato così.
    E poi c'è una cosa che non si dice, ma che penso sia molto vera: avere un figlio è diventata una carriera. Avere un figlio credo dovrebbe trascendere ogni cosa, invece siamo tutti in panico: dormirà? Mangerà? Riuscirò a gestire tutto? Ma specialmente: riuscirò a non essere infelice come lo sono una buona percentuale di famiglie? Riuscirò ad essere diversa? Come verrò giudicata nel mio essere mamma? Questi sono pensieri che, credo, accompagnino anche una carriera, una vetta da scalare, un obiettivo da raggiungere. Ma un figlio non può essere un obiettivo, un traguardo. Non c'è quell'abbandono, quella naturalezza, che dovrebbe far parte di un evento che accompagna il genere umano fin dai primordi. Questi sono pensieri che hanno angosciato e stretto in una morsa anche il mio cuore. Scusa, spero non sia un commento troppo confuso, ma il titolo "parliamone", mi ha spinto a parlarne. Siamo troppo sotto pressione e, specialmente, siamo troppo circondati da un'idea di maternità edulcorata, super-efficiente. E adesso che non ci sono più mi sento pronta, a cosa non lo so di preciso, ma sono pronta e se succederà ne sarò felice, se non accadrà ne soffrirò perché, per me, avere un figlio fa parte dell'amore e della vita. Per me, ma non necessariamente per tutte le donne. E a te, Cecilia, auguro quel che vuoi, quel che ti renderà più felice.

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