Quando eravamo al Liceo, si andava a scuola la mattina tutti truccati di nero. Io ero la fidanzata immaginaria di Robert Smith. Per questo, ogni mattina passavo un quarto d'ora a truccarmi gli occhi, ombretto nero ovunque, gonna lunga nera, borchie e borchiette. Capelli cotonati alle feste danzanti la sera. Rossetto rosso, un po' sbavato. Andavamo a queste serate dark, e tutti erano vestiti di nero, con i capelli improbabilmente gonfi, con i tacchi a spillo, il latex per i più audaci. Ci sentivamo molto anticonformisti, rispetto a tutto il mondo fuori. Ascoltavamo (ma io li ascolto ancora, eh) i Cure, Siouxie and the Banshees, i Joy Division ed i Bauhaus. In quel periodo lessi Fluo, il primo libro di Isabella Santacroce. Mi ricordo di una frase scritta lì dentro, il giorno sarà troppo impietoso con le nostre facce sconvolte dal trucco disfatto e la donna di chiesa avrà sguardi cattivi per noi che in fondo viviamo come le stelle in un mondo buio e lontano.
Che, lasciando perdere poi la produzione letteraria successiva della Santacroce, che non ho più amato, direi rispecchiasse esattamente come ci sentivamo.
Diversi da tutti, uguali però tra di noi.
Insomma, una sera io decisi che mi ero davvero stancata di andare a queste serate vestita di nero. Mi misi una mini di latex rosa, una maglia mi sembra di ricordare gialla, ed un improbabile pellicciotto sintetico color viola elettrico.
Mi guardarono tutti malissimo. Cioè, ero sempre la stessa, ma ci fu chi non mi salutò, quella sera.
Prato, Febbraio 2014
Con quella serata, finì l'epoca dei miei vestiti neri, e mi votai ad una caleidoscopica e confusionaria moda, solo mia. Nel tempo poi ridefinita e aggiustata, perchè le attrici devono vestirsi bene, mi dicevano, oppure perchè ero davvero troppo eccessiva.
Alcuni capi di vestiario non so come facessi a metterli.
Questo episodio, però mi insegnò molto sulla mia vera natura. Quando mi sento stretta in un ruolo, molto spesso decido di romperlo, e cambiare. Per questo a volte la gente pensa che io sia una volitiva, una persona di cui in fondo non ci si possa fidare, forse.
Ho sempre cercato di seguire la mia natura. Di indossare con fierezza quell'improbabile pellicciotto viola elettrico. Eppure, più si cresce e più diventa difficile.
Sentirsi diversa, sentirsi davvero anticonformista, con tutto quello che porta con sè questa consapevolezza.
Sono la fata dei boschi, ma amo la città e perdermi nei negozietti vintage.
Sono un'erborista, parlo con le piante, ma rimango profondamente un'attrice.
Leggo saggi di psicologia, e anche l'ultimo romanzo della Harris. E poi un libro di ricette insieme a testi teatrali.
Non so disegnare, e disegno spesso.
Ogni giorno combatto una battaglia. Tra la me che si vuole a tutti i costi conformare, e quella me che invece ancora gioca libera nel vento, balla appena sveglia, inventa mondi fantastici, esce con la macchina fotografica come quando aveva 15 anni, per fare le foto a tutto quanto.
Prato, Febbraio 2014
Perchè tutto quello che ci è intorno ci plasma, e ci indirizza verso desideri e scelte che forse non sono dettate dalla nostra vera natura.
Una cantante, con cui ho avuto l'onore di lavorare sulla voce, disse di me che dentro avevo una Guerriera. Che sia vero, oppure no, sicuramente so che quello che faccio deve allinearsi con questo animo libero e creativo che ho dentro.
Indossare quei vestiti improbabili, specialmente alle serate dress code.
Prato, Febbraio 2014
Prato, Febbraio 2014

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