Lo so, ho scritto appena ieri.
Ma oggi ho avuto una rivelazione, troppo importante per non essere appuntata, e per non essere condivisa con voi. Vorrà dire che inizierete la settimana con un nuovo spunto, spero utile a molte di voi che mi leggono. E che ringrazio dal profondo del cuore, perchè se io oggi ho capito tutto questo di me, è anche grazie a voi.
Il Mare mi ha chiarito le idee. Completamente. Non so se
quello che ho vissuto oggi sia una illuminazione, oppure se il seme di questa
consapevolezza è in me da un anno, ed ha trovato solo oggi la possibilità di
sbocciare. Io e Andrea abbiamo fatto una passeggiata al mare. E tra
conchiglie portate sulla spiaggia, piccole coppe per goccioline di mare, legni
levigati e bianchissimi, cuccioli di cane che si rincorrevano, e la grana
sottile della sabbia, che disegna ombre e luci lunari sotto al sole d’inverno, io ho capito.
Ho capito che, per prima cosa, nella vita ho già commesso
l’errore che sto commettendo anche adesso. Quello di rivestire delle maschere
molto conformiste, di fronte al mio anticonformismo selvaggio. Ho già fatto
questa cosa, quando ho deciso di abbandonare il Teatro per gli studi da
erborista, quando ho deciso di essere una ragazza modello, nella casa in
montagna, abbandonando velleità artistiche. Già, nella mia vita, mi sono
trovata a fuggire ed a nascondermi nei panni della donna saggia, della ragazza
per bene, di quella che ha messo la testa a posto. L’ho fatto per comodità,
forse, o almeno così mi sono sempre detta. L’ho fatto per un preciso senso del
dovere, dettato chissà da che cosa. Un senso del dovere che mi dice di fare la
ragazza tranquilla, di non essere eccessiva, e soprattutto di non perdere tempo
nel teatro, in ciò che è arte in genere, ed anzi, se proprio devo, che almeno quello
che produco sia utile.
Ho sempre dato la colpa del mio abbandono delle scene
professionali a vari spiacevoli accadimenti collegati a quel periodo teatrale.
Ma In effetti, se vado a vedere per benino che cosa è accaduto dentro di me,
io adesso posso dire con piena sicurezza che, signori e signore, io ho sempre
avuto una grandissima paura della mia parte creativa.
Eccola qua, la verità.
Io ho sempre cercato di incanalare questa parte creativa o
in qualcosa di utile, come il sapone, le candele o l’uncinetto visto come
strumento per creare abbigliamento vario, senza osare qualcosa di davvero mio.
Senza osare qualcosa di veramente creativo. Senza andare ad esplorare la mia
creatività, quella profonda, legata proprio a me stessa.
Tutte le volte che, nella mia vita mi sono trovata pronta a
spiccare il volo per una vera ricerca creativa, io mi sono tirata indietro.
Andandomi a nascondere prima nei panni della ragazza modello, e adesso in
quelli della mamma a tutti i costi.
Eh già, ovviamente si arriva a questo. Ma fronteggiamo
davvero il discorso, forse per la prima volta.
Ho desiderio di un figlio. Questo è vero ed è innegabile. Un
figlio mio e del mio amore, la fusione perfetta di noi due, etcetera etcetera.
Ma: ne ho anche paura. Ho paura di dover dedicare tutta la mia vita a questo
esserino così fragile e così dipendente dalla sua mamma.
E soprattutto: non è
il mio desiderio principale. Non lo è!!! Lo è diventato perché il senso del
dovere e la fuga dalla fonte della mia creatività mi spingono a rivestire
questo ruolo.
E così facendo non mi rendo conto che per avere un figlio ci
vuole prima il desiderio di questo, poi la costruzione di sogni e complicità
con il proprio uomo relativamente a questa anima che arriverà. Io mi sono
precipitata nel ruolo della donna-che-vuole-essere-mamma senza nemmeno dare
spazio, tempo e vuoto necessario a questa idea di crescere piano piano.
Il mio amico Ettore tempo fa mi disse una grande verità “I
cinesi hanno un detto che recita così – un po’ meno, un po’ dopo”. Ecco. Io in
questo anno ho avuto il terrore di quell’ un
po’, non sapendo come gestirlo.
Rivestendo il ruolo della mamma-a-tutti-i-costi, come un
piccolo carrarmato ho puntato solo all’obiettivo finale, senza dare abbastanza
spazio a questa idea di formarsi da sola, con tutti gli ingredienti giusti.
Inoltre, ho avuto una grandissima paura di essere
anticonformista. Nonostante la mia natura Selvaggia, in questo caso, spaventata
dal sentiero nel quale poteva trascinarmi tutta la creatività risvegliata
dell’incontro con il mio amore, e dalle possibilità di esplorare davvero la mia
capacità creativa, mi sono imposta da sola il ruolo della “mammina”.
Ma perché????????
E soprattutto: non è necessario! I figli sono un dono, e
sarà bellissimo averne, ma voglio che mi capitino come accade per le stelle
cadenti, una scia luminosa e improvvisa, che rischiara il cielo. Voglio che mio
figlio abbia due genitori innamorati e complici, ed una mamma che non ha paura
di creare quello che lei stessa è. Altrimenti, come posso creare la vita, se
prima non imparo a gestire ed assaporare la mia vena davvero creativa, davvero
artistica?
Senza fuggire di fronte alle possibilità, senza voltare le
spalle a quello che può venire dalle mie profondità. Senza relegare me stessa
in un ruolo troppo anni Cinquanta, troppo poco Selvatico, per niente magico.
Mi sono chiesta dove io sia finita, per questo lungo anno,
passato a contare i giorni dell’ovulazione, i fantasintomi di cicogna in
arrivo, a prendere le temperatura basali, a fare grafici e a fare stick peggio
che in un laboratorio di analisi.
Io sono pronta ad esplorare quella che sono davvero, ed a
liberare la capacità creativa che risiede in me. Pronta a creare arte inutile,
a scrivere sulla mia pelle e poi a fare foto, a dipingere la stoffa, a recitare
di nuovo, completamente, senza riserve.
Sono pronta a ricontattare la mia parte magica, lunare,
fatta di stelle e di sole, fatta di foglie e fiori e nepetella appena raccolta.
Sono pronta a ritagliare, ad incollare, ad uncinettare tutto
quello che di inutile può esserci.
E soprattutto, non so dove tutto questo mi porterà. Ma sono
sicura che mi porterà in un posto fertile, in un posto che guarisce, in un
posto pieno di possibilità.
Mi sento finalmente libera, libera da questo ruolo
autoindotto di madre.
Sai che c’è: non sono ancora pronta.
Anzi, lo sono, ma un
po’ meno, un po’ dopo.
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tesora, ero "quasi" pronta per la nanna quando ho visto che avevi scritto un nuovo post...mi son detta "leggo le parole della Cecilia, sicuramente saranno un buon viatico per un buon riposo"...ed è stato così, parole stupende, per una donna che ogni giorno scopre un pezzo in più di se e si lascia scoprire un pezzo in più dagli altri...credo che quel luogo magico, quella passeggiata magica e il momento giusto ti abbiano dato e detto molto di te... e...lo sei.. lo sei, un po' meno, un po' dopo, ma lo sei... <3
RispondiEliminatesoro, mentre tornavo a casa pensavo proprio a te- a te che sei una madre, una donna artista, piena di risorse, ed una magica fatina. Via, bisogna vedersi presto per un tè colorato e chiacchiere a tutto spiano. <3
EliminaCara.
RispondiEliminaPurtroppo ogni donna in questa società intraprende più volte il passaggio dal conformismo...alcune si fermano. Alcune hanno più coraggio e sostegni, alcune, come te, vengono costrette dalla vita stessa a riproporsi la domanda "chi sono? Cosa voglio?". Vivere l'arte è difficile, è dura, ma non è impossibile.
Tu sei creazione, e le creature arriveranno tutte, una per volta, al momento giusto.
Prima ci vuole il desiderio... ecco il punto principale, il pensiero da cui tanti rifuggono per voler pensare che sia logico averne, che si devono fare se si ama l'altro, se ci si vuole chiamare famiglia.
RispondiEliminaMa io come te ne avevo paura ed era così tanta, era così più forte la voglia di far prima questo, quello, tanto troppo altro, che sapevo che avrei rimandato all'infinito facendomi sfuggire anche l'attimo del dsiderio. Ne discutevo tanto col mio lui(per convincerlo a non pensare a un figlio ma a fare tanti altri progetti che una coppia appena sposata fa , poi davanti a una cappelletta della Madonna dei bambini (che si trova ad Aulla e dove non saprei riandare perchè mi ci trovai portata da conoscenti),pregai "fa che sia quando deve essere, decidi tu, io sono qui ma non credo mi sentirò mai pronta". Dopo 4mesi tutte noi(4-5 donne) che eravamo state lì siamo rimaste incinte.
Alla fine sì, che i figli sono un dono è il mio pensiero principale, più che debbano essere desiderati, ma il desiderio, quello ci vuole a priori o dopo averne avuti li si vivrebbe solo come un ingombro, dei toglitempo.
Buona giornata : )
Butta tutto e sii ciò che sei ... proprio stamani, in un mio articolo parlerò di questo!
RispondiEliminaLascia respirare la creatività, lasciala vivere ... lei ti porterà dove devi andare. <3
^_^ buon inizio
RispondiEliminaLascia che avvenga, sorella mia. Perchè lo so che avverrà, devi solo lasciare che sia. E nel frattempo goderti la tua creatività, il tuo amore, la tua "wild side" :)
RispondiEliminaMeravigliosa creatura...
RispondiEliminaSi, è la cosa giusta!!! Davvero, non è che ti sei buttata sul figlio come atto creativo che potesse in qualche maniera compensare tutta la creatività repressa che hai tenuto dentro fino a questo momento?
Esplodi, lasciati esplodere. Trappati le maschere dal viso ed esplodi!
ne hai tanta di magia e cretività dentro, si sente.
Non pensarci più, molla le temperature basali e i calcoli. Anche un figlio è creazione e non calcolo. Lasciati vivere e prendi quello che arriva.
...un po' meno, un po' dopo!!!
Ti abbraccio
Francesca
Cecilia parole stupende! Ti leggo in silenzio in questo periodo ma ti leggo sempre. Tienile a mente queste parole che hai scritto! Sono così vere!
RispondiEliminadavvero uno splendido post.
RispondiEliminautile all'umanità e scritto da Dio.
(e Dio ci ha messo la zampina anche nei contenuti secondo me ;)
Non voglio sciupare nulla di quello che hai scritto che non ha bisogno di essere completato...
RispondiEliminati mando solo un abbraccio grande :)
p.s.: la Versilia può essere tanto detestabile d'estate quanto bella d'inverno, quando la spiaggia ritrova un po' di naturalità. bellissime foto <3
Cara Ceci, come al solito scrivi cose bellissime e profondissime.
RispondiEliminaPerò da fuori ti dico che quello che tu fai, quello che tu fai ogni giorno con le candele, i saponi e l'uncinetto, quello che fai e soprattutto come lo fai, secondo me è ARTE.
Non ti sto dicendo che tu non debba dedicarti al teatro, anzi: il teatro è una parte di te e la devi esprimere, soprattutto perché ne senti l'esigenza. Però non devi pensare nemmeno per un istante che quello che fai anche per campare, e la tua attività di ricerca e di studio sulle erbe eccetera eccetera, non esprimano l'artista che è in te.
Sprizzi arte e creatività da ogni poro, e questa tua attività artigianale secondo me ha una valenza altrettanto alta di quella performativa del teatro, anche perché ha una concretezza che fa parte di noi, viene dalla terra da cui proveniamo.
Teatro e saponi, teatro e erbe non sono in contraddizione, sono due facce della stessa medaglia che sei tu.
Puoi portarle avanti entrambe.
Volevo scriverti queste cose dal post precedente.
baci,
sara
Cara Cecilia, io non posso dire di conoscerti, anzi, ma ogni volta che leggo un tuo post, mi fai vibrare di emozione. Perchè tu sai mettere in parole scritte qui, per te e per chi ti segue, sentimenti che provi, i tuoi sentimenti veri. Forse è una cosa che io non riuscirò mai a fare...Infatti non so mai cosa scrivere nei commenti dei tuoi post, li leggo e rimango li imbambolata, con mille pensieri, estasiata su come riesci a rendere bene, in parole scritte ciò che provi, e mi fai pensare alla mia vita. Per me sei magica. Ti auguro dal cuore di trovare tanta serenità e che tutti i tuoi sogni si avverino!! Baci, Denise.
RispondiEliminaGrazie a tutti per le vostre parole. Davvero, mi aprono il cuore. Le mie giornate passano sempre in un'onda di emozioni, e come la risacca, a volte sono felice, altre mi intristisco e ho paura che quello che desidero mai avverrà. Mi aggrappo con tutte le mie forze alla Creatività, quale che essa sia.Il vostro sostegno è fondamentale!
RispondiEliminaGRazie d'aver condiviso ogni parola... Grazie, perchè il percorso di guarigione interiore è più facile se qualcuno ti dimostra che ce la si può fare... Grazie, perchè ancora una volta capire e ammettere i propri limiti è epidemicamente terapeutico... Grazie...
RispondiEliminaSerenità e benedizioni
Silvia